La pazza gioia

Risate e occhi umidi

Ieri sera, grazie a Mariangela che ha proposto un “cinemino”, ho passato inaspettatamente due piacevolissime ore in compagnia di Beatrice e Donatella.

La prima, bionda, occhi azzurri, sembra apparentemente la donna angelica tanto descritta da Dante, ma di lei porta solo il nome. Loquace, o meglio logorroica, sfoggia un dizionario di parole così vasto che al primo impatto lascia interdetto ogni interlocutore, il quale solo alla fine capirà che quella spasmodica ricerca di amore incondizionato- e non ricambiato- le serviva a colmare il vuoto che la sua ricca famiglia non ha mai neanche provato a riempire.

La seconda, in apparente e lapalissiana antitesi alla prima – mora, occhi castani, abiti neri e umore costantemente cupo – nasconde a parole un segreto, una storia, che paradossalmente grida al mondo attraverso le cicatrici e i tatuaggi che le istoriano la pelle di tutto il corpo. “Comprati un quadernetto per scrivere le tue cosine invece di avere tutto il corpo così” esordisce Beatrice, in uno dei suoi goffi tentativi di rompere il muro di ghiaccio, magrezza e dolore dietro il quale Donatella si è trincerata da anni.

I due personaggi attorno cui ruota il nuovo film di Virzì sono individui comuni, matte sì, ma come potrebbe esserlo/diventarlo chiunque di noi portato all’esasperazione, quando attorno non resta più nessuno a sostenerci e la forza che credevamo di avere dentro si è esaurita totalmente. E’ in quel momento che i problemi diventano insuperabili e le azioni disperate. Il film non nasconde questo aspetto, tant’è che le persone che conducono liberamente la propria vita al di fuori di Villa Biondi (teatro bucolico, dimora della comunità terapeutica cui sono state affidate le due donne) hanno altrettanti problemi e atteggiamenti singolari che nessuno può definire “normali”. Ed è proprio questa assenza di normalità attorno a loro, che spinge le due ad avvicinarsi,  a comporre un ossimoro vivente, una simbiosi di caratteri spigolosi che faticosamente si intrecciano in un legame che diventerà poi indissolubile.

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The color run – i 5 km più allegri del pianeta!

Ieri (14 Maggio 2016) si è svolta a Bari, precisamente presso la Fiera del Levante, una corsa amatoriale che ha lo scopo di colorare gli abiti e gli animi dei partecipanti. La Color Run, così è chiamata, è una “fun race” non competitiva lunga 5 chilometri che si ripete ogni anno in oltre 49 Paesi del mondo (circa 250 le città coinvolte in totale). Nasce negli Stati Uniti nel 2012 per promuovere il benessere e la felicità, per cui non si può non aderire.

Ho sempre guardato con occhi sognanti le foto di chi aveva avuto la fortuna di prenderne parte, perciò quando ho saputo che si sarebbe svolta a pochi metri da me, non ho esitato ad iscrivermi, supportata dalle  mie colleghe. Beh..il risultato è stato oltre ogni aspettativa!

Nonostante il cielo fosse cosparso di nuvoloni grigi che minacciavano pioggia, non so per quale curioso fenomeno atmosferico, siamo state letteralmente baciate dal sole. Arrivate in ritardo (come al solito) abbiamo arraffato i kit prenotati online e in tutta fretta ci siamo vestite, pronte per entrare nel vivo della corsa. Vengono forniti:

  • una maglia bianca con logo
  • una fascia totalmente antiestetica
  • una collana fiorata
  • la pettorina numerata
  • una borsa tracolla
  • due tatuaggi temporanei

Per entrare ancora più nel vivo della manifestazione abbiamo acquistato un paio di occhiali da sole – che si sono rivelati utilissimi per preservare un minimo di capacità visiva – e alcune bustine di colore.

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I primi 5 minuti, quando eravamo ancora “bianche”.

Apro un piccolo inciso: il colore contenuto nelle bustine è  a base di amido di mais, una sostanza completamente ecologica, non tossica, lavabile e addirittura ingeribile! Anche i celiaci possono partecipare a cuor leggero 😀

Tornando all’evento, al via si inizia a correre, ma ovviamente noi da vere sportive abbiamo preferito coprire la distanza tra lo “Start” e il “Finish” passeggiando e facendo milioni di selfie. Ad ogni km c’è un tappa monocromatica, dove si viene totalmente avvolti da polvere arancione, gialla o blu, per diventare via via più colorati e felici.

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Nel pieno del colore

Ovviamente, essendo a Bari, tutto questo si è svolto lungo un percorso che si snodava  a ridosso del mare, sul Lungomare Starita.

Arrivate alla fine, stanche ma felici, ci attendevano bibite, cibo e altre bustine di colore che si aprivano attorno a noi a ritmo di musica. Consiglio a chiunque di parteciparvi, almeno una volta nella vita perché è un’esperienza unica nel suo genere!

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La perla dell’Adriatico, forse l’ho mangiata..

“Michi che devi fare domenica?” Le proposte di Fabiana e Paola iniziano sempre così.

E finiscono che siamo sulla pazza macchina di Palli a volare (letteralmente) verso una delle mille mete bellissime che la Puglia mette a disposizione. Questo fine settimana è stata la volta di Ostuni, Andria e per finire Trani. La paura di viaggiare su una macchina sparata a 140 km orari viene compensata dallo spettacolo che si presenta davanti agli occhi. Distese di acqua salata, di un blu intenso, attendono il nostro arrivo e lo sguardo si perde in ogni direzione. Il mare, nelle belle giornate, dà sempre quel senso di infinito e i pensieri arrivano fino all’orizzonte e da lì vagano a briglia sciolta.

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Trani

La città, nota anche come “perla dell’adriatico”, vanta una bellissima Cattedrale romanica che sembra spuntare fuori proprio da quel mare che la circonda quasi interamente. Oggi Trani è anche membro di un’organizzazione internazionale chiamata “cittàslow” che sostiene il miglioramento della qualità della vita andando contro i ritmi frenetici e le esperienze momentanee. Chiaramente questo pensiero viene ribadito anche dal lato enogastronomico, attraverso la promozione dello Slow Food. Figuriamoci se il cibo poteva restarne fuori.. 😀

Noi, quindi, per non essere da meno, ci siamo fermate qui a pranzare e tra ricci, carpacci, insalata di mare e spaghetti alle vongole, anche questa giornata è volta al termine.

Obiettivo: tenere alto il nostro nome di buoni commensali, sempre!

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Villa comunale – Trani

Tirando le somme sul tacco di Bacco..

<<Quale mondo giace aldilà di questo mare non so, 

ma ogni mare ha un’altra riva

e arriverò>>.

Così scriveva Cesare Pavese nel suo diario, Il mestiere di vivere, una raccolta di pensieri e sensazioni che lo hanno accompagnato fino all’ultimo dei suoi giorni.

Così mi sento di iniziare questa nuova parte del blog, perché da quando ho abbandonato la mia casetta a Latina e mi sono trasferita in Puglia questo mare mi ha rapita.

Ho accolto la notizia del trasferimento con tutti i sentimenti negativi che una scoperta del genere ti può lasciare addosso  – devi partire, da sola, verso una terra sconosciuta, in un posto ignoto, per un lavoro per cui non ti senti pronta, con colleghi che conoscerai solo con il tempo. Lo dico senza pudore, ho avuto paura. Paura di non farcela, di non essere all’altezza, di perdermi nelle piccole cose, di non superare il primo mese… E invece eccomi qui, dopo sei mesi di instancabile attività, con tutti i sentimenti positivi che un’esperienza del genere può farti provare.

Ho scoperto che abitare da soli è dura, ma porta tante soddisfazioni. Ho scoperto che le persone qui ti accolgono dentro casa senza necessità di doverti conoscere. Ho scoperto che puoi sviluppare rapporti intensi in poco tempo, se ne hai voglia. E così ho scoperto di far parte di una nuova, bellissima, insaziabile famiglia che, quando sarà, avrò difficoltà ad abbandonare.

Sono arrivata dall’altra parte del mare e ora voglio godermi un pochino il sole su questa riva.

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Welcome to Baccelli – Policlinico di Bari